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Ecco qualche approfondimento sulle dimensioni del problema “abuso di alcol tra i minori”.

Secondo i dati Istat di un’indagine conoscitiva sulle dipendenze patologiche diffuse tra i giovani, relativi all’anno 2020, il consumo di alcol tra gli adolescenti è elevato, quindi anche i rischi correlati, con un incremento negli anni da parte delle ragazze che ha allineato il livello di consumo con quello dei coetanei maschi. Il 18,6% degli adolescenti (11-17) ha consumato nell’anno almeno 1 bevanda alcolica, l’8,7 di questi fuori pasto e il 2,9 si dedica al cosiddetto binge drinking ovvero l’abbuffata di alcol in un tempo di 2 ore per raggiungere lo “sballo” fine a se stesso, scopo dell’uscita con gli amici.

I dati salgono evidentemente nella fascia di età successiva (18-24) con il 73,5% di giovani che ha consumato nell’anno almeno 1 bevanda alcolica, il 60,5 di questi lo ha fatto fuori pasto e ben il 18,4 pratica il binge drinking. Riguardo al consumo preferito da parte degli adolescenti, i maschi mettono al primo posto la birra seguita da aperitivi/amari/superalcolici e le femmine l’inverso.

Persone di 11-17 anni per abitudini di consumo di bevande alcoliche, genere e classe di età Anno 2020 (valori percentuali)

Come riportato dal Presidente ISTAT alla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza (27 maggio 2021),a causa degli effetti dell’alcool vanno considerati a rischio tutti i minori di 18 anni che hanno consumato una qualsiasi bevanda alcolica. I valori su riportati possono sembrare bassi, ma non lo sono se si considera che in realtà dovrebbero tendere a 0 e peraltro il 4,3% della fascia d’età 11-17 ha le abitudini più rischiose perché è caratterizzata da un consumo giornaliero di bevande alcoliche, dal binge drinking e/o dal consumo fuori pasto almeno settimanale. Inoltre, è preoccupante che gli episodi di ubriacatura raggiungono tra i 16-17enni livelli quasi allineati a quelli medi della popolazione (6,5% rispetto al 7,6% della media della popolazione), con livelli simili tra ragazzi e ragazze. Per quanto sopra esposto, è necessario un rinnovato sforzo per incrementare i livelli di consapevolezza sui rischi legati al bere nella popolazione generale e tra i minori in particolare.  Per questi ultimi è importante anche sottolineare che oltre alla frequenza di consumo di alcol, va anche monitorato se l’uso sia fine a se stesso o no. Va distinto l’uso sociale codificato nella nostra società dal quando si esce solo per bere e cioè quando l’alcol diventa un fine e non un mezzo di socialità. L’esplorazione, la ricerca di cose nuove e stimoli esterni, tipica dell’età adolescenziale ha una funzione evolutiva: ma la situazione diventa problematica se si usano sostanze, perché la risposta è nelle sostanze stesse e non c’è più bisogno di esplorare. La ricerca di una situazione di “sballo” denota che qualcosa non sta funzionando nel processo di crescita, nella regolazione dell’umore e nello sviluppo. E le sostanze intervengono proprio su queste difficoltà. Il fenomeno ha assunto caratteristiche di un comportamento generazionale e ogni adolescente deve confrontarsi con un insieme di conoscenze, valori e atteggiamenti (cultura adolescenziale) che è alla base dell’accettazione o del rifiuto di droghe (“Sballare per crescere?” a cura di Alfio Maggiolini, Franco Angeli Edizioni). In questo contesto gli adulti sono chiamati a dare il proprio contributo alla prevenzione, perché la cultura degli adolescenti sia orientata allo sviluppo dell’autonomia e alla crescita, piuttosto che alla dipendenza.